Veduta di Pozzuoli



Datata tra la fine degli anni venti ed il corso degli anni trenta del Seicento (ovvero dopo la fondazione nel 1628 del monastero di S. Celso, che appare ben delineato), la tela – per la sola porzione relativa al tessuto urbano di Pozzuoli – sembra quasi una versione ‘a volo d’uccello” della pianta prospettica redatta dal De Cuneo nel 1648, con cui in alcuni studi più recenti è stata messa appunto in relazione, nel tentativo non facile di una ricostruzione topografica della città seicentesca.
La veduta dall’alto – non a caso ritenuta «un’evidente trasposizione pittorica di una pianta tpografica» – riflette infatti le condizioni insediative della città, che a partire dagli anni quaranta del Cinquecento (dopo l’eruzione del Monte Nuovo del 158) cominciò ad espandersi sensibilmente oltre i confini del castrum romano: con il potenziamento delle principali arterie stradali di collegamento tra il centro e le emergenze architettoniche dell’intorno, come i conventi dei Domenicani (lungo la via Regia), del Carmine e di S. Francesco (oggi casa circondariale femminile) o i palazzi Toledo (nei pressi del Serapeo), Fuscaldo e Villa.
La maggiore attenzione dell’artista all’ambiente edilizio moderno, piuttosto che al patrimonio archeologico della zona, è attestato non solo dall’approssimativa rappresentazione dell’anfiteatro e del molo ‘caligoliano”, ma anche dalla precisa indicazione della nuova porta di accesso al centro antico, che dal lato settentrionale (lungo l’attuale via Porta Nova), attraverso una scalinata consentiva di raggiungere la chiesa di S. Celso.

Città Pozzuoli
Autore de Nomé, François (1593-1640 ca.)
Soggetto Veduta di Pozzuoli
Ambito Cronologico 1628-1640
Collocazione Napoli, coll. Privata
Tipologia veduta prospettica o a volo d'uccello
Tecnica olio
Editore
Luogo Edizione
Scala
Iscrizioni In calce a dx: legenda
Dimensione 50 x 100
Supporto tela
Nazione Italia
Rif.CD 067pz
Bibliografia Colletta, 1988; Cat. Mostra 1988; Cat. Mostra 1990; Giamminelli, 1991; Cardone 1992.