CIRICE 2026

 

 

MACROSESSIONE A

Coordinatori:

Bianca Ferrara, Università di Napoli Federico II, bferrara@unina.it

Federico Rausa, Università di Napoli Federico II, unina.rausa@gmail.com

Luigi Cicala, Università di Napoli Federico II, luigi.cicala@unina.it

 

Rivoluzione digitale e patrimonio archeologico: città in transizione nelle Digital Humanities

I centri storici rappresentano un osservatorio di grande rilevanza per l’analisi della formazione e della stratificazione delle fasi insediative di una città. Lo sviluppo dell’archeologia urbana, negli ultimi decenni, ha offerto approcci e soluzioni metodologiche per la lettura delle sequenze di vita degli abitati, sviluppando strumenti di analisi improntati sulla ‘multiperiodalità’. Lo studio dei centri urbani si è ormai indirizzato su linee di ricerca interdisciplinari, basate sulla condivisione dei saperi di archeologi, storici, architetti, urbanisti, archeometri.

L’evoluzione, sempre più veloce e dinamica, delle Digital Humanities offre nuove soluzioni e opportunità per il contributo che l’archeologia può dare all’analisi dei centri storici. La Macrosessione intende quindi esplorare il rapporto tra le città in transizione e le tecnologie digitali, evidenziando come queste possano rendere più efficace e puntuale la lettura archeologica del tessuto urbano, la ricostruzione delle stratigrafie in prospettive di lunga durata, l’individuazione di processi di continuità o di trasformazione, l’interazione tra i diversi paesaggi urbani succedutisi nel corso del tempo.

Le nuove strumentazioni e i sistemi di elaborazione e gestione delle informazioni consentono, attraverso banche dati interattive, di proporre modelli predittivi utili per pianificare gli interventi di tutela, di restauro o di valorizzazione. L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale può offrire un notevole contributo alla comprensione dei modelli urbani, così come la semantica nell’analisi archeologica applicata ai centri storici è utile per interpretare il significato e la funzione delle diverse entità di complessi palinsesti urbani.

In questa prospettiva appare decisiva una riflessione critica sulle modalità attraverso cui le nuove tecnologie possono promuovere una maggiore consapevolezza delle città storiche, della loro dimensione diacronica, delle nuove strategie per la formazione e la disseminazione della conoscenza. Attraverso casi studio e approcci innovativi, i temi della Macrosessione mirano a evidenziare come la tecnologia possa divenire un ulteriore strumento per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio urbano, contribuendo a una visione sostenibile e inclusiva delle città in transizione.

Le tre sessioni, pertanto, affrontano alcune delle declinazioni del rapporto tra archeologia, centri storici e Digital Humanities, attraverso altrettanti focus sulle risorse tecnologiche e metodologiche più recenti, sul rapporto tra abitato pluristratificato e cultura materiale, sul ruolo che la memoria dell’Antico ha avuto nello sviluppo dei contesti urbani.

 

 

Sessione A.1

Coordinatori:

Teresa Tescione, Università di Napoli Federico II, teresa.tescione@unina.it

Gervasio Illiano, Università di Napoli Federico II, gervasioilliano@outlook.it

 

Tecnologie digitali per la conoscenza, la valorizzazione e la conservazione dei centri storici:

un nuovo paradigma per l’archeologia

L’integrazione delle tecnologie digitali nello studio dei centri urbani offre nuove e ampie opportunità per l’analisi, la conoscenza, la valorizzazione e la conservazione del patrimonio culturale. Tecniche come il telerilevamento, la fotogrammetria, i sistemi informativi geografici (GIS), la modellazione 3D, Building Information Modelling (BIM), la realtà aumentata consentono la creazione di archivi digitali di nuova concezione, contraddistinti da un alto grado di dettaglio e di versatilità, indispensabili per documentare i diversi livelli in cui si articola il palinsesto stratigrafico nei centri storici. L’uso del data mining e dell’intelligenza artificiale (AI) apre nuove prospettive nell’analisi dei dati archeologici e nella valorizzazione del patrimonio storico-archeologico. L’applicazione delle Digital Humanities e delle tecniche semantiche consente un’analisi più sofisticata delle fonti archeologiche, migliorando l’accesso e l’interpretazione delle informazioni e il complessivo processo di acquisizione delle conoscenze. Questo approccio multidisciplinare non solo sostiene la preservazione del patrimonio e la valorizzazione di evidenze non più visibili, ma promuove anche una fruizione più interattiva e coinvolgente dei centri storici, trasformandoli in risorse digitali accessibili a una vasta comunità di studiosi e cittadini.

La Sessione, dunque, intende discutere esperienze, sperimentazioni, proposte metodologiche, casi di studio e programmi di ricerca, su contesti di scala diversa (centri storici, organismi architettonici, stratigrafie degli elevati, etc.) che possano arricchire il dibattito su queste nuove risorse e opportunità.

 

 

Sessione A.2

Coordinatori:

Teresa Tescione, Università di Napoli Federico II, teresa.tescione@unina.it

Gervasio Illiano, Università di Napoli Federico II, gervasioilliano@outlook.it

 

Archeologia dei paesaggi urbani e cultura materiale nello studio dei centri storici: il contributo delle Digital Humanities

L’archeologia dei paesaggi urbani ha offerto nuovi stimoli e strumenti per lo studio dei centri storici, rivelandosi come una differente chiave di lettura per l’analisi delle trasformazioni e le continuità degli insediamenti nel tempo. Anche il rapporto tra ambiente e dinamiche insediative rappresenta un punto di osservazione dello sviluppo dei centri urbani: cambiamenti climatici, variazioni delle linee di costa, terremoti ed eruzioni vulcaniche, infatti, hanno influenzato la topografia delle città antiche e le dinamiche sociali ed economiche. Analizzando i palinsesti stratigrafici, infatti, si possono riconoscere molte delle risposte delle comunità alle sfide ambientali e alle conseguenti trasformazioni.

Le Digital Humanities, attraverso strumenti come GIS, LIDAR, etc. hanno rivoluzionato la ricerca archeologica, permettendo una ricostruzione più dettagliata delle stratificazioni urbane e del loro sviluppo nel tempo. Tecnologie come il laserscanner, la modellazione 3D e le indagini non invasive, offrono nuove opportunità per documentare e coadiuvare la conservazione dei siti archeologici, favorendo una tutela più efficace del patrimonio culturale.

Il contributo di queste nuove tecnologie può rappresentare una risorsa preziosa anche per lo studio delle evidenze archeologiche, dai resti di edifici pubblici e privati alle infrastrutture, in relazione alle attività, all’uso e alle funzioni degli spazi abitati. L’archeologia della produzione, in tal senso, fornisce dati fondamentali per l’analisi della cultura materiale e dei sistemi produttivi delle città antiche, contribuendo a delineare un quadro complesso delle interazioni economiche e sociali.

La Sessione, dunque, si propone di discutere casi di studio che consentano di analizzare le trasformazioni dei centri storici, attraverso la documentazione archeologica (contesti stratigrafici, complessi architettonici, cultura materiale, etc.) esaminata con il sussidio delle Digital Humanities.

 

 

Sessione A.3

Coordinatrici:

Antonia Di Tuccio, Università di Napoli Federico II, antoniadituccio@unina.it

Marina Guarente, Università di Napoli Federico II, marianna.guadente@unina.it

 

Dialoghi con l’Antico: archeologia, memoria, sviluppo urbano, Digital Humanities

Nelle città con una significativa presenza di resti archeologici, l’evoluzione del tessuto urbano si è spesso confrontata, in costante dialogo, con l’Antico, ponendo l’archeologia come una delle principali basi per la ridefinizione dei centri storici. In particolare, in città come Roma, sin dal Rinascimento, scavi e sterri sono stati prerequisiti fondamentali per qualsiasi intervento edilizio. Oltre a favorire la scoperta di importanti resti antichi, queste attività hanno stimolato una riflessione sul rapporto tra le città e la propria memoria storica. Riscoperti e reinterpretati in contesti in continua evoluzione, i resti archeologici sono stati non soltanto oggetto di studio, ma anche di distruzione, conservazione, restauro e riuso, contribuendo a modellare in modo significativo la morfologia e l’identità urbana.

Oggi, le Digital Humanities offrono strumenti fondamentali per esaminare la presenza di resti archeologici e ricostruire le modalità con cui essi sono stati integrati (o meno) nel tessuto urbano delle città moderne. Grazie alla digitalizzazione e l’annotazione di mappe e carte storiche, di rendiconti di scavo e documenti d’archivio è possibile sovrapporre distinti livelli temporali, tracciare l’evoluzione diacronica degli spazi e integrare dati provenienti da fonti diverse in ambienti interattivi e interconnessi. Tecnologie come la realtà aumentata consentono di esplorare virtualmente queste trasformazioni, favorendone altresì la comunicazione e la divulgazione.

Con un approccio fortemente interdisciplinare, che intreccia metodologie tradizionali e innovative, la Sessione intende approfondire l’analisi del fenomeno della stratificazione storica delle città, interrogandosi sul ruolo che l’archeologia e la memoria dell’Antico hanno rivestito nel modellare la morfologia e l’identità dei centri urbani europei.

 

 

 

MACROSESSIONE B

Coordinatrici:

Annunziata Berrino, Università di Napoli Federico II-CIRICE, annunziata.berrino@unina.it

Antonella Ambrosio, Università di Napoli Federico II, antonella.ambrosio@unina.it

 

La città attraverso i secoli: testo, immagine e spazio urbano nell’era digitale

Le città, nei loro molteplici aspetti storici, architettonici e sociali, sono da sempre luoghi di trasformazione e innovazione. Dallo sviluppo urbanistico del Medioevo alle radicali metamorfosi dell’età contemporanea, gli spazi urbani hanno riflesso le dinamiche politiche, economiche e culturali delle società che li hanno abitati. Oggi, l’integrazione delle Digital Humanities nel campo della ricerca storica offre strumenti innovativi per analizzare e interpretare queste evoluzioni, consentendo nuove letture della città attraverso l’analisi di testi, immagini, mappe e dati georeferenziati.

Le sessioni esploreranno il ruolo delle tecnologie digitali nello studio della città, dalla rappresentazione dello spazio urbano tra Medioevo ed Età contemporanea all’uso delle Digital Humanities per mappare e comprendere le trasformazioni degli insediamenti di antico regime. Sarà inoltre approfondito il contributo degli strumenti digitali nell’analisi delle città contemporanee, evidenziando come le metodologie innovative possano supportare lo studio delle crisi urbane, della memoria storica e delle strategie di sostenibilità.

Attraverso il confronto tra discipline e metodologie diverse, la Macrosessione si propone di stimolare una riflessione sulle città come entità in perenne mutamento, la cui comprensione richiede uno sguardo multidisciplinare e tecnologicamente avanzato.

 

 

Sessione B.1

Coordinatrice:

Antonella Ambrosio, Università di Napoli Federico II, antonella.ambrosio@unina.it

 

Fonti urbane e metodi digitali: percorsi interdisciplinari tra medioevo ed età contemporanea

La Sessione intende stimolare il confronto tra approcci innovativi nelle fonti storiche per lo studio delle città e delle loro rappresentazioni, nell’ambito metodologico delle Digital Humanities, per la comprensione dello spazio urbano attraverso i secoli. In particolare, si focalizzerà sulle diverse metodologie digitali, quali l’Optical Character Recognition (OCR avanzato), il Natural Language Processing (NLP), il Geographic Information System (GIS), la Computer Vision, l’International Image Interoperability Framework (IIIF) e sulle varietà di modelli computazionali che possono essere applicati a un’ampia gamma di fonti scritte e iconografiche relative alla città.

La Sessione accoglie contributi che affrontino i seguenti temi:

  1. Proposte che analizzino la relazione tra testo, immagine e spazio urbano attraverso l’impiego delle Digital Humanities, con un focus sulle metodologie digitali applicate alle fonti scritte e iconografiche relative alla città. Le proposte potranno riguardare l’analisi della costruzione dello spazio urbano tramite documenti amministrativi, catastali, notarili e iconografici, approfondendo il ruolo del testo e dell’immagine nella rappresentazione e l’interpretazione della città. Saranno inoltre benvenuti studi sulla digitalizzazione, sull’edizione critica digitale e sull’analisi computazionale delle fonti urbane, con particolare attenzione a esperienze di trascrizione, Encoding e modelli di indicizzazione semantica.
  2. Proposte riguardanti l’integrazione dei testi e degli strumenti GIS per la georeferenziazione storica e la ricostruzione delle trasformazioni urbane nel tempo. Queste, in particolare, possono riguardare l’analisi della percezione dello spazio urbano attraverso lo studio di incisioni, cartografie e testi dal Medioevo all’Età contemporanea, nonché ricerche basate su corpora testuali e tecniche di Data Mining per l’interpretazione delle fonti urbane.
  3. Proposte che impieghino la Computer Vision ed altri metodi computazionali, per l’analisi automatizzata di testi e di immagini storiche. Possono essere incluse quelle che trattano l’uso dell’OCR avanzato e dell’Handwritten Text Recognition (HTR) per la lettura automatizzata di documenti manoscritti e a stampa, dell’Image Recognition e della Layout Analysis per la segmentazione di mappe e documenti complessi e dell’applicazione di modelli di Deep Learning per il riconoscimento di toponimi, simboli e strutture urbane.

 

 

Sessione B.2

Coordinatori:

Diego Carnevale, Università di Napoli Federico II, diego.carnevale@unina.it

Francesco Storti, Università di Napoli Federico II, francesco.storti@unina.it

Piero Ventura, Università di Napoli Federico II, piero.ventura@unina.it

 

Trasformazioni, innovazioni, tracce e riuso negli spazi urbani di antico regime (secoli XII-XIX)

Nella lunga durata dei processi di cambiamento, innovazione e scambi propri della dimensione urbana, un posto di rilievo assume il periodo medievale, fase cruciale di fondazione e nascita, realizzazione e/o trasformazione delle città: della loro topografia e struttura, ideata e progressivamente sagomata sui poteri che in essa vanno sviluppandosi e definendosi e sulle loro interne dinamiche politiche e sociali, così come sulle misure del conflitto, costantemente acceso all’interno delle mura cittadine. Feudalità inurbata tesa a creare significativi contatti/relazioni con il contado, patriziato urbano di antica o più recente matrice signorile rurale, classi produttive in ascesa, corporazioni artigiane, organizzazioni di popolo e istituzioni ecclesiastiche si mescolano e sovrappongono, plasmando e modificando il tessuto urbano in un processo che non conosce soste e al netto della straordinaria tendenza, di tutte queste parti eterogenee, a creare fenomeni di mimetismo culturale, così come a realizzare sedi pubbliche e luoghi assistenziali (confraternite, ospedali) che ne rappresentino la forza e l’autorità. Da parte sua, la capacità attrattiva delle città, così come lo sviluppo, a partire dal XII secolo, di un mercato sempre più aperto e trasversale, magnetizza le competenze esterne, di operatori commerciali e artigiani stranieri, aprendo nelle città medievali spazi urbani (ritagliati, sovrapposti o affiancati) di accoglienza per le componenti esogene che vi sedimentano. Ne emerge un quadro mobile e policromo, fatto di strutture (mura, torri, spazi consortili, ponti, porti, palazzi pubblici, seggi) e culture dialoganti, sovrapposte e spesso in conflitto, di antiche casate e recenti minoranze etniche, che nella loro intima e diversificata interazione sono ancora al di qua dall’essere perspicuamente comprese.

Rispetto a questa fase dell’urbanizzazione europea, sono inoltre da considerare le dinamiche di trasformazione e transizione delle città nel corso della prima età moderna, dovute alla realizzazione di opere e infrastrutture per rispondere alla crescita demografica e alle esigenze difensive, secondo i criteri dell’architettura bastionata, con l’ampliamento delle cinte murarie e con la predisposizione di adeguati sistemi di approvvigionamento idrico e annonario. Specialmente nel caso delle città capitali, il cui ruolo e le cui funzioni si rafforzano e si specializzano, anche in relazione allo sviluppo delle varie forme di statualità, si incrementano e si differenziano le sedi di istituzioni; si estendono le varie tipologie di edificazione, che rendono sempre più cospicuo il volto delle città quali grandi mercati immobiliari. Tra XVIII e XIX secolo, inoltre, si possono considerare i processi di progressivo abbattimento delle mura cittadine, nel quadro di un più generale mutamento delle culture e delle pratiche architettoniche e urbanistiche, volto anche a stabilire più efficaci collegamenti viari all’interno delle città e tra città, nell’ambito di reti urbane viepiù fitte.

Una delle parole chiave, per cogliere circostanze, senso, caratteristiche e per documentare la transizione nella dimensione urbana, ovvero tracce, porta anche a interrogarsi sullo stato di rimanenze, di vecchie e nuove rovine nonché sull’eventuale riuso di infrastrutture dismesse, su edifici che avevano perduto la funzione originaria. Sulle tematiche annunciate per questa micro sessione sulla città di antico regime si chiede la proposta di studi di singoli casi, compiuti attraverso il ricorso alle tecniche delle Digital Humanities.

 

 

Sessione B.3

Coordinatrici:

Annunziata Berrino, Università di Napoli Federico II-CIRICE, annunziata.berrino@unina.it

Giovanna Cigliano, Università di Napoli Federico II, giovanna.cigliano@unina.it

 

Le città in età contemporanea: analisi delle trasformazioni con l’ausilio degli strumenti digitali

Nel contesto della Storia Contemporanea, la riflessione sulle città in transizione assume una rilevanza cruciale per analizzare le profonde trasformazioni che gli agglomerati urbani hanno subito a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Questo periodo, segnato dall’accelerazione della modernità, ha visto le città divenire centri nevralgici di sviluppo economico, innovazione tecnologica e cambiamento sociale, ma anche luoghi di crisi ambientale, disuguaglianze e conflitti.

La Storia Contemporanea consente di collocare le sfide odierne delle città in una prospettiva storica di lungo periodo, illuminando le dinamiche di continuità e rottura che hanno caratterizzato la relazione tra politiche urbane, tessuto sociale e ambiente. Dai processi di industrializzazione e urbanizzazione del XIX secolo, passando per le devastazioni belliche e le ricostruzioni del XX secolo, fino alle attuali emergenze climatiche e demografiche, le città sono state palinsesti viventi, specchi delle tensioni e delle speranze delle società umane.

La lente contemporanea si rivela indispensabile per comprendere come i grandi cambiamenti globali – dalla rivoluzione industriale alla globalizzazione, dalla crisi energetica agli attuali movimenti per la sostenibilità – abbiano influenzato la struttura e l’immagine delle città storiche, plasmando tanto la loro identità quanto le loro vulnerabilità.

L’utilizzo delle Digital Humanities nel campo della Storia Contemporanea offre strumenti innovativi per mappare e analizzare queste trasformazioni: dalle ricostruzioni 3D delle città distrutte ai database georeferenziati che tracciano l’evoluzione delle infrastrutture urbane, fino alla conservazione digitale di archivi e memorie collettive. Questi strumenti consentono non solo di preservare il passato, ma anche di informare le politiche future, contribuendo a costruire città più resilienti e consapevoli delle proprie radici storiche.

Le coordinatrici di questa Sessione invitano dunque gli studiosi di Storia Contemporanea a interrogarsi su come le scelte politiche, ambientali ed economiche abbiano influito sul destino delle città, e su come la conoscenza del passato, supportata dalle tecnologie digitali, possa guidare le città storiche verso un futuro più sostenibile.

 

 

Sessione B.4

Coordinatori:

Matteo Borriello, Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, matteo.borriello@unisob.na.it

Maddalena Chimisso, Università degli studi del Molise, maddalena.chimisso@unimol.it

Roberto Parisi, Università degli studi del Molise, roberto.parisi@unimol.it

 

Gli Open Access Digital Archives per la storia della città e del territorio

La Berlin Declaration on Open Access to knowledge in the Science and Humanities (2003) e la UNESCO Recommendation on Open Science (2021), entrambe recepite dal Programma Nazionale per la Ricerca 2021-2027 attraverso il Piano Nazionale per la Scienza Aperta (2021), pongono l’accento sull’importanza delle procedure Open Access (OA) a supporto della scienza aperta. È proprio quest’ultima che rafforza la collaborazione scientifica e la diffusione delle informazioni, alimenta processi di creazione e di condivisione dei saperi «aux acteurs de la societé au-delà de la communauté scientifique traditionelle» [UNESCO Recommendation on Open Science, 2021, p. 8], rende le conoscenze scientifiche multilingue e liberamente accessibili a tutti.

In linea con questi principi, sono numerosi gli Open Access Digital Archives cui riferirsi per conoscere e studiare la città e la sua storia, per investigarne i cambiamenti che l’hanno interessata, per raccontarne e conservarne la memoria. I corposi patrimoni documentali, che questi particolari archivi custodiscono e rendono direttamente accessibili online, permettono di indagare la città attraverso molteplici fonti (documentarie, statistiche, iconografiche, cartografiche) funzionali a molteplici approcci disciplinari.

La sezione si propone di accogliere e discutere casi studio di realtà archivistiche digitali, banche dati, portali web, nazionali e stranieri, quali strumenti per la ricerca e la conoscenza del territorio e dei centri urbani in epoca moderna e contemporanea.

 

 

Sessione B.5

Coordinatori:

Anna Tylusińska-Kowalska, Università di Varsavia, atylusinska@uw.edu.pl

Andrea De Carlo, Università di Napoli L’Orientale, afdecarlo@unior.it

Piotr Podemski, Università di Varsavia, p.podemski@uw.edu.pl

 

Le città in cerca di valore: la Nuova Europa post-comunista tra passato e futuro

Le città dell’Europa Orientale si trovano oggi in un passaggio sospeso: tra le rovine del socialismo reale e le promesse – talora disattese – della modernità neoliberale e digitale. Questa sessione intende esplorare il destino plurale delle città post-comuniste, alla ricerca di nuove narrazioni urbane, memorie condivise e modelli di sviluppo sostenibile e inclusivo. Raccolte attorno all’idea che la città sia al tempo stesso microcosmo e metafora, seguendo la visione letteraria e filosofica di Claudio Magris, le relazioni proposte metteranno in luce come i tessuti urbani si facciano teatro di stratificazioni storico-culturali, conflitti memoriali e tensioni tra modernizzazione e autenticità. Un filo conduttore sarà il concetto di eredità dissonante: spazi monumentali svuotati di senso, architetture ideologiche sopravvissute al regime, simboli contesi tra oblio e nostalgia. Le città “in cerca di valore” sono dunque anche città in cerca di autore, sospese tra la coesistenza forzata di memorie frammentate e la possibilità di una nuova cittadinanza simbolica. La sessione accoglie contributi interdisciplinari: studi politico-sociali e culturali, antropologia, storia, architettura e letteratura. Particolare attenzione sarà data a casi studio provenienti da regioni tra l’Adriatico, il Baltico e il Mar Nero.

 

 

 

MACROSESSIONE C

Coordinatori:

Alfredo Buccaro, Università di Napoli Federico II-CIRICE, buccaro@unina.it

Salvatore Di Liello, Università di Napoli Federico II-CIRICE, sadiliel@unina.it

 

Struttura e immagine della città storica: nuovi strumenti per la lettura di tracce e ‘transizioni’

L’indagine sulla struttura e sull’immagine della città, condotta con gli strumenti più avanzati messi oggi a disposizione della storiografia urbana, rappresenta uno dei mezzi indispensabili per la conoscenza delle fasi di formazione e trasformazione dei centri storici, finalizzata al loro recupero e valorizzazione. Le nuove tecnologie adottate nell’ambito delle Digital Humanities e finalizzate alla storia urbana consentono una lettura accurata dei palinsesti più complessi e un’occasione preziosa per l’indagine sulla memoria e sull’identità degli insediamenti storici.

La Macrosessione intende stimolare proposte finalizzate al confronto tra metodi e tecniche dell’analisi storica urbana, tese all’individuazione del disegno della città europea ed extraeuropea nel suo sviluppo dall’antichità all’età contemporanea.

Sono auspicabili sessioni atte a offrire uno scenario il più possibile ricco delle tipologie di fonti disponibili, della loro interpretazione e uso nella storiografia urbana, delle metodologie di archiviazione dei dati alfanumerici e dei supporti grafici e fotografici finalizzate alla costruzione di database, dei sistemi di acquisizione ed elaborazione digitale dell’iconografia e della cartografia storica utile alla georeferenziazione e alla creazione e sovrapposizione di layer tematici.

 

 

Sessione C.1

Coordinatrici:

Caroline Bruzelius, Duke University, Durham (N.C.), c.bruzelius@duke.edu

Sarah Kozlowski, The University of Texas at Dallas, Center for the Art and Architectural History of Port Cities “La Capraia”, Museo e Real Bosco di Capodimonte, sarah.kozlowski@utdallas.edu

Paola Vitolo, Università di Napoli Federico II, paola.vitolo@unina.it

 

Medioevo e Digital Humanities: comprendere il passato, raccontare il presente

Il Medioevo rappresenta l’epoca storica in cui si sono definiti i caratteri identitari di comunità e di organismi istituzionali e culturali, e anche degli assetti di molti centri urbani e complessi monumentali. Tuttavia, nel corso dei secoli, numerosi interventi di restauro, ricostruzione e cambiamenti di funzioni hanno modificato in maniera sostanziale questo patrimonio, intervenendo sulla configurazione e sulla funzione degli spazi, sui programmi decorativi e sulle simbologie annesse, nonché sulla relazione tra monumento e paesaggio urbano e naturale. Nel corso di tale processo, le tracce del passato sono state talvolta del tutto cancellate, altre volte, invece, “assorbite” nel divenire materiale delle strutture, stratificandosi in ricchi palinsesti di segni, che hanno determinato le identità complesse dei centri storici: sia nel primo sia nel secondo caso, risulta pertanto assai difficile interpretare il dato storico-documentario e/o materiale alla luce di fonti non sempre generose di informazioni, e ancora di più comunicarlo. Negli ultimi decenni, l’applicazione delle tecnologie digitali su varie scale e in varie modalità, ha supportato la ricerca storica nella difficile operazione di ricostruzione ideale dei contesti, così come nella loro comunicazione, rendendo accessibile in maniera intuitiva, efficace e scientificamente fondata l’originario aspetto di edifici e ambienti, siano essi ancora o non più esistenti. Ciò ha consentito da un lato agli studiosi di verificare ipotesi di lavoro, dall’altro alle comunità di riappropriarsi di episodi significativi della propria memoria e identità.

Partendo dall’esperienza del progetto The Medieval Kingdom of Sicily Image Database, le coordinatrici di questa Sessione intendono riunire e discutere casi di studio di ambito storico-artistico relativi all’età medievale che siano stati analizzati nel contesto di progetti di documentazione, interpretazione, e ricostruzione digitale. Si auspica la presentazione di temi di un ampio raggio geografico (italiano, europeo e mediterraneo), metodologico e problematico, che mettano a fuoco strumenti e finalità di lavoro, assieme alle strategie di comunicazione e divulgazione.

 

 

Sessione C.2

Coordinatori:

Alfredo Buccaro, Università di Napoli Federico II-CIRICE, buccaro@unina.it

Margherita Melani, Università di Napoli Federico II-CIRICE, Fondazione Rossana e Carlo Pedretti, margheritamelani@gmail.com

Riccardo Maria Polidoro, Università di Bari Aldo Moro, Università di Napoli Federico II-CIRICE, r.polidoro@phd.uniba.it

 

Dai disegni alle città. La transizione dalla città ‘ideale’ a quella reale tra Cinque e Settecento attraverso l’indagine cartografica digitale

La Sessione indagherà come le idee di Leonardo e degli ingegneri-architetti operanti tra Quattro e Cinquecento, espresse attraverso disegni e scritti, abbiano segnato la metodologia urbanistica nel corso dell’età moderna.

La visione scientifica e tecnica di Leonardo, di Francesco di Giorgio Martini e dei loro epigoni ha avuto un impatto duraturo sulle pratiche costruttive anche a carattere urbano, influenzando non solo il suo tempo, ma anche le successive generazioni di architetti e ingegneri. In particolare, questa Sessione si propone di analizzare, attraverso l’uso di fonti grafiche, tecniche di modellazione e altri strumenti digitali, come queste idee siano state trasmesse e adottate nei nuovi contesti urbani europei.

Le proposte dovranno indagare i vari aspetti dell’influenza della visione vinciana e dell’opera dei professionisti del XVI secolo sulla città storica trasmessa alla contemporaneità. Si incoraggiano studi che esaminino le modalità con cui il nuovo pensiero architettonico e ingegneristico rinascimentale ha influenzato la progettazione e la trasformazione delle città tra Cinque e Settecento, mettendo anche in evidenza la connessione tra i tecnici e le committenze. Potranno aggiungersi riflessioni sul ruolo che questa eredità ha svolto nelle trasformazioni urbane contemporanee.

Un aspetto fondamentale della Sessione sarà l’esplorazione delle potenzialità delle metodologie dalle Digital Humanities nell’analizzare e ricostruire gli impianti urbani storici. In tal senso, sono auspicabili contributi che utilizzino strumenti e tecniche digitali come la modellazione 3D, la digitalizzazione, la metadatazione, i sistemi GIS e i Linked Open Data.

 

 

Sessione C.3

Coordinatrici:

Emma Maglio, Università di Napoli Federico II-CIRICE, emma.maglio@unina.it

Alessandra Veropalumbo, Università di Napoli Federico II-CIRICE, alessandra.veropalumbo@unina.it

 

Il segno delle cinte murarie nelle città vicereali in transizione

Nel 1916 lo storico dell’arte boemo Max Dvořák individuò nella demolizione delle cinte fortificate europee agli inizi dell’età contemporanea l’origine della «trasfigurazione delle città» (Katechismus der Denkmalpflege, Wien 1916). La dismissione delle mura trovava la sua giustificazione nella ricerca della modernità e nella necessità di agevolare i commerci e ampliare lo spazio abitato. La Sessione intende concentrarsi sulle fortificazioni urbane realizzate nei territori del viceregno spagnolo (1503-1707) che, una volta esaurita la funzione difensiva, sono divenute un limite all’espansione urbana o, viceversa, un elemento dell’identità delle città.

Saranno accolti quei contributi che indaghino la permanenza materiale o simbolica delle mura urbane quali tracce di una transizione più antica, quella dell’arte fortificatoria compiutasi in età moderna grazie all’azione e alla circolazione di progettisti e tecnici nel più ampio contesto euromediterraneo. Il tema del convegno potrà così essere esaminato attraverso molteplici lenti – dalle trasformazioni del tessuto urbano ai nuovi usi degli spazi, dalla percezione mutevole dei luoghi alla memoria dell’identità storica – attraverso l’uso delle fonti iconografiche e degli strumenti delle Digital Humanities.

 

 

Sessione C.4

Coordinatori:

Danila Jacazzi, Università della Campania Luigi Vanvitelli danila.jacazzi@unicampania.it

Riccardo Serraglio, Università della Campania Luigi Vanvitelli riccardo.serraglio@unicampania.it

 

Transizioni urbane nel Secolo dei Lumi. L’utilizzazione di digital resources nell’ermeneusi delle fonti storiche

In termini generali, l’uso corrente di digital resources nelle discipline umanistiche consente di lavorare su quantità e varietà di informazioni in precedenza difficilmente collazionabili, quantomeno nel breve termine. Nello specifico della storia della città e del territorio, la consultazione on-line di archivi, banche dati, raccolte documentarie e iconografiche, apre nuovi scenari nei laboriosi processi di esegesi delle fonti, preliminari a un compiuto lavoro di ermeneusi.

Questa Sessione propone di focalizzare l’interesse degli studiosi sulle transizioni urbane nel Secolo dei Lumi. Nel corso del Settecento, infatti, rinnovamenti politici e sociali generarono plurimi e polimorfi fenomeni di rigenerazione delle città storiche. In contesti cronologici, culturali e geografici differenti, l’opportunità di riconfigurare l’assetto delle maggiori città, o di progettare città di fondazione, rispondendo a rinnovati criteri di decoro, funzionalità e igiene, era avvertita da governanti e intellettuali come un obiettivo primario. Sostenuti da un dibattito culturale particolarmente vivo, gli architetti del tempo furono chiamati a redigere progetti di riqualificazione di sistemi urbani obsoleti, a disegnare quartieri di espansione, a immaginare la forma e organizzare le funzioni di città nuove.

Com’è noto, nel corso del secolo si susseguirono interventi esemplari di embellissements di città consolidate; di ricostruzioni urbane dopo eventi catastrofici, come incendi e terremoti; di progettazione ex novo di centri urbani di primaria importanza nei contesti territoriali di appartenenza. Pertanto, in relazione alla complessità e all’ampiezza degli ambiti di ricerca, l’utilizzazione di avanzati strumenti informatici, anche di avanzati software di rilievo e modellazione, potrà accelerare lo sviluppo di nuovi studi, sia nel caso del ritrovamento di progetti inediti sia nella reinterpretazione di casi noti.

 

 

Sessione C.5

Coordinatori:

Juan Manuel Monterroso Montero, Universidade de Santiago de Compostela, juanmanuel.monterroso@usc.es

Carla Fernández Martínez, Universidad de Oviedo, fernandezcarla@uniovi.es

 

Città digitali. Risorse per l’analisi delle trasformazioni urbane

Le città, intese come organismi viventi in cui le tracce del passato permangono e condizionano la loro identità e memoria, hanno subito nel corso della loro storia numerosi cambiamenti. Spesso tali trasformazioni sono il risultato di processi di transizione sociale e politica cui le popolazioni sono sottoposte, soprattutto in epoca contemporanea. Queste mutazioni, così come quelle associate a decisioni amministrative, a nuovi piani urbanistici, a misure di tutela, ecc., possono essere analizzate attraverso archivi e repertori documentali e giornalistici, che ci introducono in un universo digitale e ci permettono di transitare tra la città del passato, la città presente e una nuova città digitale.

Con queste premesse, l’obiettivo di questa sessione è offrire uno spazio di dibattito interdisciplinare a partire da studi e riflessioni che affrontino alcune delle seguenti tematiche: l’importanza degli archivi digitali come risorsa per lo studio della città in transizione tra sistemi politici; il valore dei repertori documentali come strumento di analisi urbana in tempi di mutamenti; l’interesse delle emeroteche e fototeche digitali per la comprensione della memoria digitale urbana; infine, l’emergere delle città digitali come fase preliminare alle smart city.

 

 

Sessione C.6

Coordinatori:

Francesca Capano, Università di Napoli Federico II-CIRICE, francesca.capano@unina.it

Salvatore Di Liello, Università di Napoli Federico II-CIRICE, sadiliel@unina.it

 

‘Visioni’ urbane in età di transizione

Nell’ampia produzione iconografica e testuale sulle città, alcune particolari ‘visioni’ appartengono a un più limitato repertorio di documenti che, più di altri, appaiono sintomatici di transizioni in atto. ‘Visioni’ che affiorano nella duplice declinazione della realtà fisica e della sua immagine riflessa nella percezione, restituita da culture come da singoli autori, architetti, pittori e, più in generale, viaggiatori e letterati. Tali immagini o narrazioni descrivevano fenomeni di transizioni in atto, veicolando tali processi in Europa, ben oltre, quindi, i contesti culturali di produzione.

Confrontando letture incrociate, la Sessione accoglie studi e riflessioni sulla transizione della città, o di sue rilevanti parti, attingendo alle documentazioni di età moderna, reinterpretabili grazie alle opportunità offerte oggi dalle Digital Humanities.

 

 

Sessione C.7

Coordinatori:

Diego Carnevale, Università di Napoli Federico II, diego.carnevale@unina.it

Iolanda Donnarumma, Università del Molise, iolanda.donnarumma@unimol.it

Massimo Visone, Università di Napoli Federico II-CIRICE, massimo.visone@unina.it

 

Leggere il paesaggio in divenire

La sessione accoglie contributi in cui siano indagati, in maniera mirata e originale, territori di espansione urbana, sia quelli consolidati nei centri storici sia quelli nella città contemporanea, che presentino ancora leggibili evidenze materiali o immateriali di una transizione da un sistema politico, economico e culturale e che rappresentino elementi costitutivi di un paesaggio troppo a lungo distratto dalla storiografia.

Sono preferite fonti come la cartografia, il vedutismo, la letteratura e i documenti d’archivio, ma anche la toponomastica, la fotografia, la cinematografia e l’interpretazione scientifica delle persistenze orografiche, archeologiche e architettoniche. Si invita a sviluppare il tema dal punto di vista non solo descrittivo, ma analitico, critico e interdisciplinare o attraverso l’esemplificazione di casi di studio o di tutela che possono avere generato o potrebbero indirizzare progetti di ricerca, di salvaguardia e di valorizzazione.

 

 

Sessione C.8

Coordinatori:

Alfredo Buccaro, Università di Napoli Federico II-CIRICE, buccaro@unina.it

Mirella Izzo, Università di Napoli Federico II-CIRICE, mirella.izzo@unina.it

 

Dalla carta al pixel. Innovazioni digitali nella conservazione ed elaborazione delle fonti per la storia urbana

La digitalizzazione delle fonti cartacee, sia documentali che cartografiche, rappresenta un passaggio fondamentale nella conservazione, nell’analisi e nella diffusione della conoscenza della storia urbana. Questo processo si avvale di tecnologie hardware e software in continua evoluzione, che permettono di trasformare testi manoscritti e documenti cartografici in risorse digitali, accessibili e interrogabili.

Dal punto di vista tecnologico, la scelta dell’hardware di scansione incide significativamente sulla qualità e affidabilità del dato digitalizzato. Gli strumenti di acquisizione esistenti offrono differenti approcci per la preservazione delle fonti originali, riducendo al minimo il rischio di danneggiamento e migliorando l’accuratezza della riproduzione digitale. La scelta del dispositivo e delle relative impostazioni (risoluzione, illuminazione, metodi di post-elaborazione) influisce direttamente sulla qualità del dato e sulla sua fruibilità nelle fasi successive di analisi.

Dal punto di vista dei software, strumenti avanzati come Transkribus, Chatgpt e altre piattaforme di riconoscimento testuale stanno rivoluzionando il campo della trascrizione dell’interpretazione dei documenti antichi e moderni. Questi strumenti favoriscono l’estrazione automatica dei dati e la creazione di database interrogabili, aprendo nuove prospettive per la ricerca storica e archivistica con riferimento all’evoluzione e all’immagine della città nel tempo.

Un particolare livello di complessità emerge nella digitalizzazione delle carte geografiche e delle mappe storiche. La fase di scansione può introdurre distorsioni e ‘rumori’ digitali che compromettono la successiva georeferenziazione in ambiente GIS. Strumenti come MapAnalyst permettono di affinare la post-produzione riducendo gli errori sistematici e migliorando l’accuratezza spaziale dei dati.

Questa Sessione intende esplorare le sfide e le opportunità offerte dalla digitalizzazione delle fonti cartacee, analizzando casi studio e sperimentazioni che mettano in evidenza le potenzialità e i limiti delle attuali tecnologie, dalla scansione al dato digitalizzato. L’obiettivo è quello di promuovere un dibattito interdisciplinare tra esperti in materia per individuare le best pratices e sviluppare strategie condivise per la valorizzazione del patrimonio documentale e cartografico attraverso le Digital Humanities.

 

 

 

Sessione C.9

Chiara Capulli, Bibliotheca Hertziana-Max Planck Institute for Art History, Chiara.Capulli@biblhertz.it

Alessio Ciannarella, Bibliotheca Hertziana-Max Planck Institute for Art History, Alessio.Ciannarella@biblhertz.it

 

Mappare l’assenza: lacune, guide storiche e la ricostruzione digitale del patrimonio urbano perduto

Nella storia urbana, la città è spesso intesa come un palinsesto – una traccia materiale di trasformazioni, perdite e cancellazioni che si susseguono. Ma come approcciare quelle strutture e quegli spazi che sono scomparsi del tutto, lasciando dietro di sé solo tracce indirette? Recenti riflessioni teoriche sulle rovine come processo e come risultato – una “degrado ordinato” che materializza l’assenza e al tempo stesso stimola memoria e immaginazione (Klein e Winckler 2022) – invitano a interrogarci su come ricostruire l’assente, il demolito, il perduto all’interno dello spazio urbano. Questa sessione mette a confronto lo studio delle lacune urbane (vuoti, perdite, assenze) e l’uso critico delle guide e delle fonti narrative, ponendo al centro le sfide metodologiche ed epistemologiche della ricostruzione dell’invisibile nella città. Fonti come guide storiche e censimenti dell’età moderna offrono opportunità e rischi: permettono di georeferenziare e ricomporre digitalmente edifici, spazi e comunità ormai scomparsi, ma sempre con un certo grado di ambiguità e di produttiva incertezza. Invitiamo contributi che affrontino queste tensioni – casi di studio, riflessioni teoriche o esperimenti digitali che si confrontino con la città assente, il frammento e l’inconoscibile. I temi possono includere: • Mappatura digitale di siti/edifici scomparsi utilizzando guide storiche o letteratura di viaggio; • Casi di studio su monumenti perduti ricostruiti attraverso fonti testuali; • Il ruolo delle guide nel preservare la memoria di siti distrutti o delocalizzati; • Metodologie digitali per annotare e visualizzare le lacune nella storia urbana; • Epistemologia e impatto affettivo dell’assenza nell’identità e nella memoria urbana.

 

 

Sessione C.10

Coordinatori:
Manuel Joaquim Moreira da Rocha, Universidade do Porto, mrocha@letras.up.pt

Maria de Lurdes Craveiro, Universidade de Coimbra, mlacraveiro@gmail.com

Bruno Marques, Universidade Lusíada Norte – Porto, arqbrunomarques@gmail.com

 

Città scomparse e in trasformazione

La sessione propone un dibattito interdisciplinare incentrato sulle modalità con cui l’oblio, la scomparsa e la trasformazione plasmano la comprensione della città storica – nelle sue strutture materiali, nelle sue rappresentazioni simboliche e nella sua presenza (o assenza) nella costruzione della memoria collettiva.

Con riferimento al campo della storia dell’architettura, la sessione invita a un’analisi critica dei fenomeni urbani resi invisibili, frammentati o cancellati per distruzione fisica, riconfigurazione funzionale, abbandono, inversione d’uso, o esclusione dalla principale narrazione sul patrimonio. La scomparsa di complessi architettonici, l’alterazione delle morfologie urbane o la sistematica marginalizzazione di determinati territori sollecitano una riflessione critica sui processi di patrimonializzazione e sul ruolo della ricerca storiografica.

La sessione accoglie contributi che esplorino strategie di identificazione, documentazione, reinterpretazione e valorizzazione di questi contesti, attraverso l’integrazione delle Digital Humanities con le metodologie tradizionali della storia dell’arte, dell’archeologia urbana, dell’urbanistica e dell’architettura. Particolare attenzione sarà riservata agli approcci che combinano metodi classici – come il rilievo archivistico e iconografico, l’analisi morfologica e stilistica, lo studio delle fonti testuali e cartografiche – con strumenti digitali emergenti, tra cui sistemi informativi geografici (GIS), modellazione 3D, realtà aumentata, database relazionali, data mining e data visualization.

Sono incoraggiate proposte che presentino casi studio, contributi teorici o ricerche in corso sui seguenti temi:

  • Ricostruzione digitale di architetture o assetti urbani scomparsi;
  • Analisi di quartieri o edifici dimenticati o esclusi dalle narrazioni patrimoniali;
  • Studio dei palinsesti urbani mediante la lettura incrociata di tracce materiali e fonti visive;
  • Rappresentazione e comunicazione della memoria urbana tramite ambienti digitali interattivi;
  • Integrazione tra ricerca storiografica e tecnologie digitali nello studio delle città in transizione.

Attraverso un approccio critico e interdisciplinare, la sessione intende riflettere su come riattivare un passato urbano che resiste alla documentazione materiale e su come le metodologie digitali possano contribuire a reinterpretare le assenze, ampliare le narrazioni del patrimonio e ricostruire la complessità storica della città.

 

 

 

MACROSESSIONE D

Coordinatori:

Alessandro Castagnaro, Università di Napoli Federico II, alessandro.castagnaro@unina.it

Andrea Maglio, Università di Napoli Federico II, andrea.maglio@unina.it

Fabio Mangone, Università di Napoli Federico II, fabio.mangone@unina.it

 

Transizioni urbane e territoriali: strumenti digitali per l’architettura e il paesaggio

La macrosessione propone di indagare le dinamiche contemporanee che investono città e territori, ponendo in dialogo le problematiche alla scala urbana, gli aspetti architettonici e le metodologie digitali. Dalle prime forme di tutela del paesaggio e della città storica sino alle più recenti politiche di pianificazione, i dispositivi della programmazione urbanistica hanno contribuito a definire sia gli indirizzi di sviluppo sia i criteri di conservazione dei luoghi.

Nell’attuale scenario di costante “transizione” – politica, culturale e tecnologica – diventa essenziale riflettere su come gli strumenti digitali (GIS, cartografia interattiva, banche dati e piattaforme collaborative) possano supportare analisi e letture interdisciplinari, capaci di cogliere la complessità dei fenomeni urbani e territoriali.

Si invita a presentare contributi che esplorino approcci teorici, casi di studio e metodologie innovative in grado di connettere l’indagine storica con le pratiche progettuali e le prospettive di ricerca emergenti. La macrosessione mira a offrire uno spazio di confronto aperto, in cui discutere esperienze, risultati e criticità nel governo del territorio contemporaneo, promuovendo il dialogo tra storici dell’architettura, urbanisti, geografi, conservatori e professionisti delle tecnologie digitali.

 

 

 

Sessione D.1.

Coordinatori:

Francesca Di Fusco, Università di Napoli Federico II, francesca.difusco@unina.it

Luca Pasquale Marseglia, Università della Campania Luigi Vanvitelli,

lucapasquale.marseglia@unicampania.it

Raffaele Merone, Università di Napoli Federico II, raffaele.merone@unina.it

Riccardo Maria Polidoro, Università di Bari “Aldo Moro”, r.polidoro@phd.uniba.it

 

Vincoli e trasformazioni del paesaggio: normativa e strumenti per leggere il territorio

La sessione si propone di esplorare il ruolo del vincolo paesaggistico come dispositivo normativo che, nel corso del tempo, ha influenzato la configurazione e la gestione del territorio. Partendo dalle prime forme di tutela sino alle misure più recenti, si intende riflettere sulle conseguenze legislative e progettuali che hanno condotto all’attuale assetto dei paesaggi vincolati, in cui la conservazione e la trasformazione si intrecciano. In un contesto segnato da significativi processi di rinnovamento culturale e tecnologico, assume rilievo l’impiego di strumenti digitali quali i GIS, la cartografia storica georeferenziata e le Digital Humanities, capaci di fornire letture complesse e multiscalari delle evoluzioni normative e territoriali.

L’obiettivo è quello di stimolare riflessioni interdisciplinari sulla natura “dinamica” del vincolo, mettendone in luce non solo gli aspetti legati alla tutela, ma anche le potenzialità di supporto nell’elaborazione di strategie per il governo e la trasformazione del territorio. Sono incoraggiati contributi che affrontino casi studio, metodologie e approcci interdisciplinari, capaci di mettere in relazione normativa, architettura e trasformazioni paesaggistiche.

 

 

Sessione D.2

Coordinatori:

Alberto Terminio, Università di Napoli Federico II, alberto.terminio@unina.it

Massimo Visone, Università di Napoli Federico II-CIRICE, massimo.visone@unina.it

 

Moderno, internazionale, razionale. Immagini di architetture e città in divenire

Nel primo Novecento convergono nel dibattito europeo tre concetti: moderno, internazionale e razionale. Questi sono i termini che definiscono una transizione linguistica, consumata nel giro di pochi anni e che ha indirizzato la mutazione dell’immagine dell’architettura e della città nel mondo occidentale. È un periodo in cui si incrociano diverse anime: tradizione, ricerca, sperimentazione e propaganda, che si riflettono nella teoria, nella prassi, nelle ricostruzioni e nella storiografia. Come è stato osservato, lo storico dell’architettura è un “mediatore della transizione, il garante di un passaggio e il responsabile dell’integrità del messaggio nel trascorrere dalla cifra creativa alla decifrazione creativa” (Olmo 2013). In tal senso, moderno, internazionale e razionale hanno concorso alla definizione di una narrazione storica apparentemente coerente e lineare.

Tra i diversi obiettivi, la Sessione intende sollecitare la messa in luce della maturazione del concetto di moderno come rottura o continuità dei modelli ereditati; degli apporti teorici che hanno sostanziato l’idea di internazionale; delle declinazioni nazionali del principio della costruzione razionale e della relativa influenza sulle espressioni linguistiche che hanno inciso sull’identità urbana. Sono preferiti contributi supportati da fonti iconografiche che possano contestualizzare le tematiche in questione.

 

 

Sessione D.3

Coordinatrici:

Emma Maglio, Università di Napoli Federico II-CIRICE, emma.maglio@unina.it

Cristina Mattiucci, Università di Napoli Federico II, cristina.mattiucci@unina.it

 

Vuoti urbani: prospettive contemporanee sulla città storica

I vuoti urbani sono al centro di un dibattito che interroga il futuro delle città, come elementi di possibili trasformazioni, per usi alternativi che rispondano alla nuova questione urbana che investe tanto la dimensione sociale quanto quella paesaggistica e ambientale. I complessi abbandonati, le tracce di edifici diruti, demoliti o distrutti, le aree inedificate o in dismissione rappresentano una sorta di sincope nella continuità del tessuto urbano e sono traccia di processi di trasformazione di lunga durata che interrogano la città contemporanea sul loro impiego e sul loro significato. Questi vuoti sono esito di processi diversi e stratificati nel tempo e sono capaci di documentare una storia delle città, diventando al contempo un elemento potenziale di progetti e politiche di recupero per la collettività e di rigenerazione urbana, che sollecita le sfide della transizione.

La Sessione intende accogliere contributi interdisciplinari, che presentino casi di vuoti urbani (potenzialmente) oggetto di politiche e progetti di riattivazione e riconnessione alla città, a partire dalla loro indagine attraverso diverse fonti iconografiche, dalla cartografia alla cinematografia. Tali casi dovranno essere discussi individuando in modo critico aspetti relativi alla loro genesi e alle prospettive della loro trasformazione.

 

 

Sessione D.4

Coordinatrici:

Valeria Pagnini, Università degli Studi di Napoli Federico II, valeria.pagnini@unina.it

Raffaella Russo Spena, Università degli Studi di Napoli Federico II, raffaella.russospena@unina.it

 

La rappresentazione della città contemporanea: un “atlante dai confini mobili”
Come ha recentemente rilevato Andrea Bajani, negli ultimi anni il rapporto con la geografia e con la rappresentazione del territorio ha recuperato un’importanza centrale, anche a seguito dei tanti ‘sconvolgimenti’ – politici, ambientali, sociali –, che si riflettono in un numero sempre crescente di fenomeni di migrazione a più scale, da nazioni a regioni diverse, da città a periferie e viceversa, da quartieri ad ambiti cittadini. L’urgenza della rilevazione e dell’analisi dei nuovi assetti territoriali, data la natura ‘mobile’ di questi processi, non può prescindere dal confronto costante con i documenti storici e le testimonianze artistiche e letterarie, intesi come ineludibili strumenti di conservazione della memoria e di capisaldi per la prefigurazione di scenari futuri.

La Sessione intende raccogliere contributi, provenienti da diversi ambiti disciplinari, che indaghino attraverso lo studio incrociato di diverse fonti – archivistiche, cartografiche, letterarie, artistiche, fotografiche – i processi trasformativi, ascrivibili a fenomeni migratori, della città contemporanea e i relativi effetti sul piano materiale e immateriale.

 

 

Sessione D.5

Coordinatori:

Francesca Capano, Università di Napoli Federico II-CIRICE, francesca.capano@unina.it

Giovanni Menna, Università di Napoli Federico II, giovanni.menna@unina.it

 

Fotografia, architettura, città: gli archivi fotografici per la storia dell’architettura e delle trasformazioni del territorio nel XX secolo

La natura complessa e problematica delle relazioni tra architettura e fotografia è da tempo oggetto di una crescente attenzione da parte di studiosi di entrambe le discipline che, soprattutto negli ultimi due decenni, ha condotto alla costituzione di un cospicuo cоrpus di studi, che ne hanno analizzato vari aspetti, anche sul piano storiografico poiché le fonti fotografiche hanno nel tempo accresciuta la propria rilevanza nell’ambito degli studi storici.

Su questo versante, in particolare, la digitalizzazione del materiale documentario fotografico custodito negli archivi pubblici e privati è considerata ormai un passaggio irrinunciabile e determinante non solo per implementare le conoscenze di cui disponiamo per ricostruire quelli che sono stati i modi, le forme e gli attori delle complesse trasformazioni della città in Europa e nel mondo occidentale in età contemporanea, ma anche per una messa a punto – se non una revisione – dei modelli interpretativi consolidati nella lettura critica di quei fenomeni che miri a mettere in luce anche i limiti e le contraddizioni di quelle transizioni.

Obiettivo di questa sessione è, pertanto, quello di raccogliere studi e ricerche dedicati agli archivi nei quali la fotografia emerge, sotto molteplici punti di vista, come una preziosa fonte documentaria per indagare le trasformazioni che nel XX secolo hanno interessato la città storica.

 

 

Sessione D.6

Coordinatori:

Alessandro Castagnaro, Università di Napoli Federico II, alessandro.castagnaro@unina.it

Alberto Terminio, Università di Napoli Federico II, alberto.terminio@unina.it

 

Transizione ecologica e storiografia architettonica: nuovi percorsi del contemporaneo

Nell’ambito di una famosa conferenza pronunciata a Londra nel 1881, intitolata Prospects of Architecture in Civilization, William Morris, figura chiave agli albori della parabola del Movimento moderno, considerò l’architettura in un’ottica del tutto attuale, estendendo il suo significato «all’intero ambiente esterno della vita umana» e all’«insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane». Questo approccio aperto e inclusivo non ha riscosso una fortuna critica adeguata nel corso del Novecento. Nonostante l’emersione di nuovi segnali e indirizzi culturali, la storiografia architettonica contemporanea ha prediletto metodi d’analisi e sguardi centrati sui singoli manufatti, sull’eccezionalità di alcune figure e, in generale, sulle trasformazioni fisiche.

L’urgenza attuale delle tematiche ambientali ed energetiche ha introdotto negli studi storici – inclusi quelli di storia dell’architettura – nuove metodologie d’analisi e un’attenzione verso ambiti del sapere generalmente ritenuti esterni al campo disciplinare dell’architettura, in grado, da un lato, di fornire nuove interpretazioni di fenomeni noti, dall’altro di portare alla luce vicende e questioni inedite legate alle tecniche progettuali e ai processi costruttivi.

La sessione intende interrogarsi sul ruolo delle questioni ambientali ed energetiche nello sviluppo dei fenomeni architettonici e urbani, nell’arco cronologico del contemporaneo, delineatosi a partire dalla Rivoluzione industriale. In particolare, la sessione intende sollecitare contributi incentrati sull’analisi di progetti – realizzati e non, alla scala architettonica o urbana, ex novo o su manufatti esistenti –, concorsi, processi costruttivi, specifici momenti della storia dell’architettura, contributi teorici, nei quali si sia manifestata una nuova attenzione verso le tematiche esposte e che, in tal senso, abbiano contribuito al rinnovamento del dibattito architettonico.

 

 

MACROSESSIONE E

Coordinatrici:

Antonella Di Luggo, Università di Napoli Federico II, adiluggo@unina.it

Ornella Zerlenga, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ornella.zerlenga@unicampania.it

 

La città aumentata

Dal pensiero teorico sotteso alla costruzione del progetto, alle testimonianze di cultura visuale, fino alle recenti e spregiudicate applicazioni delle tecnologie digitali, il settore disciplinare del Disegno vuole interrogarsi sul ruolo che la Rappresentazione riveste nel caratterizzare il valore del luogo fisico (città e architettura o architettura e città) che si sta  sempre maggiormente delineando come luogo/spazio aumentato: ogni angolo degli spazi urbani è animato da postazioni interattive, multimediali, QR code, ecc. che generano un intreccio e una sovrapposizione di esperienze e che amplificano l’esistente creando nuove immagini e nuove iconografie. La Macrosessione intende così avviare un dibattito attorno all’enorme potenziale che inevitabilmente si produce dall’unione tra l’esperienza fisica, l’esperienza materiale e la tecnologia attraverso l’impiego dei più recenti sistemi di rilievo, di rappresentazione e di comunicazione.

 

 

Sessione E.1

Coordinatrici:

Antonella Di Luggo, Università di Napoli Federico II, adiluggo@unina.it

Ornella Zerlenga, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ornella.zerlenga@unicampania.it

 

La città narrata

La Sessione intende accogliere proposte relative a studi e ricerche condotte sull’analisi, la trattatistica e la narrazione che nel tempo e fino ai nostri giorni hanno definito l’immagine di architetture e città: esse descrivono e raccontano le trasformazioni e le identità che nell’inarrestabile processo di transizione si accumulano e si sovrappongono creando contenuti molteplici; ciascun contenuto, a sua volta, richiede modalità di narrazione differenti, rispondenti all’epoca, al contesto, alla consuetudine, alla tradizione, ai metodi, alle esigenze narrative. Si accolgono, pertanto, riflessioni sulla pluralità dei linguaggi visivi e narrativi, analogici e digitali, mediante i quali rileggere l’architettura e la città, anche attraverso i suoi luoghi più significativi, in termini di rielaborazione grafica, illustrazione, visualità, comunicazione e fruizione delle narrazioni stesse.

 

 

Sessione E.2
Coordinatrici:

Daniela Palomba, Università di Napoli Federico II-CIRICE, daniela.palomba@unina.it

Maria Ines Pascariello, Università di Napoli Federico II-CIRICE, mipascar@unina.it

 

La città esposta

La Sessione intende accogliere proposte relative a studi e ricerche condotte sui segni che il processo di repentina transizione verso l’ampliamento dei sistemi di fruizione dell’architettura e della città sta lasciando nei nostri spazi urbani: ne deriva una immagine di città in continua trasformazione, che, in termini visivi e percettivi, tende sempre più alla musealizzazione. La città espone sé stessa, attraverso le sue architetture e i suoi spazi, offrendo nuove visioni in costante e repentino mutamento. Si accolgono, pertanto, riflessioni sui processi di musealizzazione architettonici e urbani ponendo particolare attenzione in termini di conoscenza, di intrattenimento, e di accessibilità e inquadrandoli nel più ampio fenomeno dell’ampliamento dell’esperienza all’interno della città.

 

 

Sessione E.3
Coordinatori:

Vincenzo Cirillo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, vincenzo.cirillo@unicampania.it

Simona Scandurra, Università di Napoli Federico II, simona.scandurra@unina.it

 

La città duplicata

La Sessione si propone come spazio di confronto per studi e ricerche in cui le tecnologie della contemporaneità indagano frammenti di architettura e città, generando gemelli digitali capaci di riprodurre fedelmente spazi esistenti o esistiti, creare connessioni, costruire un nuovo mosaico di immagini. Si accolgono, pertanto, contributi che approfondiscano metodi innovativi e processi avanzati per l’analisi conoscitiva di architetture e contesti urbani, attraverso strumenti di rilievo, modellazione e rappresentazione digitale, quale occasione per estrarre una nuova iconografia capace di valorizzare il patrimonio architettonico e urbano in una dimensione multiscalare e interdisciplinare.

La Sessione vuole infine proporre riflessioni sul potenziale trasformativo dei gemelli digitali: dalla documentazione del passato alla reinterpretazione dello spazio urbano contemporaneo, aprendo nuove strade per il dialogo tra tecnologia, architettura e immaginario collettivo.

 

 

 

MACROSESSIONE F

Coordinatori:

Bianca Gioia Marino, Università di Napoli Federico II, bianca.marino@unina.it

Andrea Pane, Università di Napoli Federico II, a.pane@unina.it

Renata Picone, Università di Napoli Federico II, repicone@unina.it

Valentina Russo, Università di Napoli Federico II, valrusso@unina.it

 

Patrimonio costruito, Città e paesaggi storici in transizione.

Restauro, Trasformazione, Innovazione

La complessità delle città e dei paesaggi storici è oggi al centro di un dibattito che intreccia discipline diverse: dal restauro all’urbanistica, dalla tecnologia fino alle scienze sociali. La transizione ecologica, i cambiamenti climatici, le sfide della rigenerazione urbana impongono una riflessione critica sui metodi e sugli strumenti per affrontare la conservazione del patrimonio costruito e determinare il futuro delle città e dei contesti storici.

La Macrosessione si propone di esplorare strategie innovative per ampliare la conoscenza, per il restauro e per l’adattamento del patrimonio costruito, analizzando come sia possibile conciliare la tutela dell’identità storica del patrimonio culturale con le necessità di adeguamento ai nuovi bisogni della società contemporanea. Un tema centrale è costituito dall’uso delle tecnologie digitali e delle innovazioni nel campo della conservazione, con particolare attenzione a strumenti come l’HBIM, la modellazione 3D e l’intelligenza artificiale applicati al restauro che possono contribuire a migliorare il grado di conoscenza e gestione dei dati per meglio indirizzare l’intervento di restauro.

L’ambito di riflessione riguarda i progetti di rigenerazione urbana e paesaggistica in contesti storici, per comprendere come gli interventi, dalla scala architettonica a quella paesaggistica, possano migliorare la qualità della vita senza alterare il valore culturale dei luoghi. In tal senso la sostenibilità è un aspetto fondamentale della discussione: si sperimentano, con sempre maggiore convinzione, materiali innovativi, strategie di efficientamento energetico e pratiche progettuali in grado di ridurre l’impatto ambientale senza compromettere la conservazione del patrimonio esistente.

 

 

Sessione F.1

Coordinatrici:

Bianca Gioia Marino, Università di Napoli Federico II bianca.marino@unina.it

Rossella Marena, Università di Napoli Federico II rossella.marena@unina.it

Daniela Pagliarulo, Università di Napoli Federico II daniela.pagliarulo@unina.it

 

Transizioni e rappresentazione: le immagini del cambiamento delle città e dei paesaggi storici

Le rappresentazioni dei contesti storici hanno condizionato e condizionano l’immagine delle città e del loro patrimonio, influenzando tanto la loro dimensione fisica quanto quella immateriale. Le modalità con cui i molteplici aspetti della preesistenza sono stati rappresentati nel tempo – attraverso il disegno, la fotografia, la cinematografia e i media digitali – hanno generato plurime narrazioni, influenzandone non solo la comprensione, ma anche gli stessi progetti e processi di trasformazione, nonché le strategie di conservazione.

La Sessione si propone quindi di indagare, in una prospettiva transdisciplinare, le relazioni tra le tecniche di documentazione e il loro ruolo nella costruzione della memoria urbana. Si esplorerà il contributo della rappresentazione nella trasmissione dell’immagine delle città e nella definizione di progetti e visioni per la loro modificazione, con particolare attenzione allo sviluppo crescente delle Digital Humanities nella registrazione e interpretazione dei mutamenti. I media tradizionali e contemporanei, dai rilievi grafici ai modelli digitali interattivi, si configurano come strumenti di indagine critica e veicoli di nuove sensibilità nei confronti del paesaggio storico e delle sue stratificazioni.

Saranno accolti contributi che approfondiscono il processo attraverso cui l’immagine, in quanto rappresentazione delle città e dei paesaggi storici nel tempo, ha condizionato le pratiche di restauro e i criteri di intervento sul patrimonio, e ciò alle diverse scale. Verranno analizzati il rapporto tra immagine e architettura, le metodologie di documentazione, nonché il potenziale espressivo delle tecnologie digitali nella rappresentazione dei paesaggi storici in transizione. Si valuteranno, inoltre, le implicazioni della digitalizzazione alla luce pure dei recenti documenti sul tema, riguardanti la valorizzazione e la comunicazione del patrimonio.

L’obiettivo è stimolare soprattutto una riflessione critica sul ruolo della rappresentazione in rapporto alla conservazione e alla trasformazione del patrimonio, interrogandosi sulle dinamiche e le possibilità di conciliazione tra le testimonianze del vissuto storico e le esigenze di cambiamento.

 

 

Sessione F.2

Coordinatori:

Gaspare Massimo Ventimiglia, Università di Palermo, gasparemassimo.ventimiglia@unipa.it

Raffaele Amore, Università di Napoli Federico II-CIRICE, raffaele.amore@unina.it

 

Restauro e transizione digitale: le indagini diagnostiche per la conoscenza, la conservazione e la manutenzione delle testimonianze del passato   

Il rapporto tra conoscenza e conservazione è da sempre al centro della disciplina del restauro e il contributo della diagnostica strumentale allo studio delle testimonianze del passato è oggi considerato fondamentale nelle fasi di ricognizione preliminare alla progettazione, durante il cantiere dell’operatività e nelle successive attività di verifica e di manutenzione programmata.

Lo studio svolto attraverso le applicazioni strumentali e le successive fasi della processazione informatica dei dati acquisiti, sino ad arrivare alla definizione della diagnosi vera e propria e alla sua trasposizione nel progetto esecutivo e nel cantiere d’intervento, da alcuni decenni hanno favorito lo sviluppo di metodologie che possono essere già inquadrate nei termini di una vera e propria transizione verso procedure e modellazioni digitalizzate.

Considerando il costante interesse della comunità scientifica internazionale verso le rilevanti tematiche della conservazione del patrimonio culturale, con un approccio interdisciplinare la Sessione si propone di raccogliere i contributi relativi ad esperienze, sperimentazioni, proposte metodologiche, casi di studio e programmi di ricerca relativi a contesti di scala diversa (opere d’arte, centri storici, organismi architettonici, siti archeologici) che possano arricchire il dibattito sulle nuove risorse e opportunità.

Tutto ciò premesso, la Sessione intende valutare contributi originali che affrontino in chiave critica le seguenti tematiche:

  • Le indagini diagnostiche e lo scenario normativo e culturale di riferimento.
  • Esperienze di diagnostica strumentale per l’architettura, l’archeologia e l’arte.
  • Diagnostica e restauro delle superfici materiche: apparati decorativi, intonaci, pavimentazioni storiche.
  • Dissesto e quadri fessurativi: il ruolo della diagnostica nel consolidamento strutturale.
  • Le analisi mineralogico-petrografiche e biologiche per la conoscenza e la conservazione.
  • Analisi stratigrafica degli alzati e indagini diagnostiche: relazioni e sinergie.

 

 

Sessione F.3

Coordinatori:

Andrea Pane, Università di Napoli Federico II, a.pane@unina.it

Leopoldo Repola, Università di Napoli Federico II, leopoldo.repola@unina.it

 

Conoscere, conservare, valorizzare: tecnologie digitali per il restauro urbano tra storia e futuro

Fin dalla nascita delle prime tecnologie informatiche, lo studio della città storica ai fini della sua conoscenza e del suo restauro ha iniziato ad avvalersene molto proficuamente. A partire dalle schede di censimento dello stato di conservazione degli immobili – i cui dati, immessi su piattaforme informatiche, hanno consentito elaborazioni complesse e modellazioni statistiche – fino allo sviluppo dei sistemi GIS (Geographic Information System), la conoscenza del tessuto urbano delle città storiche è progressivamente cresciuta in rapporto all’evoluzione delle tecnologie disponibili.

Non sempre, tuttavia, questa crescente mole di dati è stata effettivamente utilizzata per tutte le sue potenzialità e anzi, a volte, ha finito per allontanare l’indagine dalla concreta realtà fisica dei luoghi. Nei decenni più recenti, la disponibilità di immagini satellitari ad alta risoluzione e le riprese stradali, hanno ulteriormente arricchito il panorama degli strumenti disponibili per chi si occupa di pianificare il restauro a scala urbana delle città storiche. I sistemi GIS e le infrastrutture di monitoraggio on site hanno inoltre definito nuovi scenari d’uso degli artefatti digitali, collocandoli all’interno di processi di analisi e di progetto che impongono approcci fortemente intra-disciplinari. La complessità e l’estensione dei dati, infatti, richiede modelli logici e schemi di interrelazione nel tempo stesso della loro generazione; tali modelli dovranno definire mappe topologiche in cui valutare l’efficacia e il valore dei dati all’interno del loro ciclo di vita e in cui dovranno avere sede strategie di progetto per la tutela e la valorizzazione del tessuto urbano storico.

Con queste premesse, la sessione si propone di indagare l’evoluzione degli studi applicati ai centri storici e al restauro urbano, evidenziando sia le progressive acquisizioni di conoscenza che le future prospettive. Saranno dunque accolti tanto contributi di approfondimento storico sull’evoluzione di questi approcci, quanto resoconti di esperienze recenti o attuali su centri storici, quanto – infine – riflessione sugli scenari futuri di questi approcci.

 

 

Sessione F.4
Coordinatrici:

Giovanna Ceniccola, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di L’Aquila e Teramo, giovanna.ceniccola@cultura.gov.it

Stefania Pollone, Università di Napoli Federico II, stefania.pollone2@unina.it

Lia Romano, Università di Napoli Federico II, lia.romano2@unina.it

 

Città resilienti. Costruire, ricostruire, adattare il patrimonio architettonico e urbano a seguito di eventi sismici

Le devastazioni causate da catastrofi sismiche hanno storicamente stimolato lo sviluppo di risposte tecnico-empiriche ai rischi naturali, favorendo l’affermazione di competenze diversificate orientate sia alla prevenzione dei danni, sia alla gestione degli effetti provocati da questi eventi. Tali risposte si sono concretizzate nel miglioramento delle tecniche costruttive e di rinforzo, nonché nella progettazione di nuove città. Nel tempo, tale fenomeno culturale e tecnico ha avuto una lunga continuità tanto nella penisola italiana, quanto, più in generale, nel bacino del Mediterraneo, contesti nei quali l’elevata sismicità ha costantemente rappresentato un fattore cruciale nell’attivare interventi volti a potenziare le prestazioni strutturali dell’architettura e degli insediamenti urbani in relazione al rischio naturale.

Partendo da tali considerazioni, la Sessione si propone di esplorare le strategie adottate nei secoli per rispondere ai disastri sismici, evidenziando le sfide affrontate e le soluzioni introdotte alla scala urbana e architettonica, ancora suscettibili di approfondimenti. L’analisi di esperienze e sperimentazioni, storiche e contemporanee – dal modello della casa baraccata agli interventi successivi ai terremoti recenti – consente di riflettere su metodi e tecniche per incrementare la resilienza del patrimonio costruito nella difficile transizione innescata dall’evento tellurico. L’uso di tecniche antisismiche tradizionali, la ricerca di soluzioni più performanti, la fondazione di nuovi centri urbani ovvero la ricostruzione di porzioni di città secondo criteri di mitigazione del rischio sismico rappresentano alcuni dei temi centrali della discussione. Inoltre, per questo ambito di studi le Digital Humanities possono essere intese come uno strumento utile sia per la ricerca, offrendo nuovi metodi di indagine e rappresentazione dei dati, sia per la divulgazione, facilitando una più ampia condivisione delle conoscenze e aumentando la consapevolezza delle comunità in relazione all’importanza di tali risposte in termini di resilienza e capacità di adattamento ai rischi sismici.

La Sessione, pertanto, intende raccogliere contributi che approfondiscano i seguenti temi, non limitatamente al contesto italiano e in riferimento a un orizzonte temporale ampio:

  • strategie di ricostruzione post-sismica alla scala urbana.
  • tecniche costruttive antisismiche tradizionali e resilienti.
  • interventi di consolidamento e di restauro di edifici storici.
  • soluzioni digitali, quali Web-Gis e/o open-access database per la mappatura, anche interattiva, degli eventi sismici e delle soluzioni adottate post-trauma.
  • uso di HBIM per lo studio di soluzioni costruttive antisismiche.
  • sperimentazione di forme immateriali di narrazione delle strategie post-sisma e della diacronia delle trasformazioni del patrimonio costruito storico e urbano.

 

 

Sessione F.5
Coordinatori:

Luigi Veronese, Università di Napoli Federico II, luigi.veronese2@unina.it

Maria Rosaria Villani, Università di Salerno, mariarosaria.villani@unina.it

 

L’Intelligenza Artificiale per il Restauro architettonico: potenzialità, ricerche e prospettive

In anni recenti, l’Intelligenza Artificiale (IA) ha dimostrato un potenziale rivoluzionario in molteplici campi, tra cui il restauro architettonico e la conservazione del patrimonio costruito storico. Tecnologie avanzate come il machine learning, la computer vision e i modelli predittivi, stanno aprendo nuove prospettive per l’analisi, la diagnosi e il consolidamento di edifici storici, aree archeologiche etc., facilitando interventi più precisi, sostenibili e rispettosi dell’integrità originaria delle opere.

Tra i principali vantaggi dell’IA vi è la capacità di analizzare grandi quantità di dati in tempi ridotti. Anche nel restauro architettonico, pertanto, algoritmi avanzati possono elaborare immagini storiche, scansioni 3D e dati geospaziali per individuare fenomeni di dissesto e forme di degrado e prevederne l’evoluzione nel tempo. Questo processo non solo aiuta a comprendere lo stato di fatto degli edifici analizzati, ma consente anche di simulare scenari di intervento per minimizzare possibili rischi nell’opera di restauro.

In recenti applicazioni, l’IA ha dimostrato anche di saper riconoscere automaticamente materiali e tecniche costruttive, approfondendo le caratteristiche chimico-fisiche delle componenti dell’edilizia storica e suggerendo le soluzioni di restauro più appropriate e compatibili con la struttura originale.

Sensori intelligenti e sistemi di monitoraggio basati su IA, infine, possono rilevare in tempo reale segni di degrado strutturale, come lesioni, umidità o variazioni nella stabilità degli edifici. Grazie a questi strumenti, gli specialisti possono intervenire tempestivamente, riducendo i costi e prevenendo danni irreversibili.

La Sessione si propone di esplorare l’intersezione tra IA e il campo della conservazione, indagando le possibili applicazioni, ma anche analizzando i limiti di una tecnologia che deve garantire l’acquisizione di dati accurati e di alta qualità e, allo stesso tempo, rispondere alla complessità dell’interpretazione del palinsesto storico. L’obiettivo è raccogliere contributi che analizzino metodologie innovative, casi studio ed esperienze pratiche sull’uso dell’IA nella conservazione del patrimonio architettonico e archeologico.

 

 

Sessione F.6
Coordinatrici:

Claudia Aveta, Università di Pisa, claudia.aveta@unipi.it

Luisa Del Giudice, Sapienza Università di Roma, Università di Napoli Federico II-CIRICE, luisa.delgiudice@uniroma1.it

Mariangela Terracciano, Sapienza Università di Roma, Università di Napoli Federico II-CIRICE, mariangela.terracciano@uniroma1.it

 

Tecnologie e materiali innovativi per il restauro in tempo di transizione

La riduzione dei consumi energetici del costruito storico è un tema di scottante attualità, in relazione alle politiche da adottare su larga scala per garantire una transizione energetico ambientale verso modelli più sostenibili. In tal senso, è indispensabile che gli studiosi di restauro incrementino le ricerche su tali aspetti per adeguare i progetti conservativi alle esigenze del mondo contemporaneo. La necessità di far fronte agli elevati consumi che, molto spesso, connotano il vasto patrimonio architettonico richiede un cambiamento radicale nella concezione stessa degli interventi di restauro e dei materiali da impiegare, considerando le azioni volte alla sostenibilità ambientale nell’ambito del progetto conservativo.

L’esperienza di ricerca sul campo compiuta da Green Building Council Italia, con la messa a punto del Protocollo GBC Historic Building, ad esempio, costituisce un primo e importante momento di convergenza operativa tra i principî della sostenibilità ambientale e quelli del restauro: è stato concepito con l’intento di fornire uno strumento di valutazione del livello di sostenibilità per l’intervento sul manufatto, secondo le aree tematiche che caratterizzano i rating system LEED/GBC, aggiungendone una specifica dell’ambito conservativo. I prerequisiti dell’area tematica sono stati elaborati in stretta relazione con i principî del rispetto dell’autenticità del testo, del minimo intervento, della distinguibilità, della reversibilità degli interventi, della compatibilità, sia di destinazione d’uso che chimico-fisica dei materiali impiegati.

Ciò premesso, la Sessione intende accogliere interventi che si soffermino sull’utilizzo di tecnologie e materiali innovativi, naturali e non, a basso impatto ambientale negli interventi di restauro, consolidamento, rifunzionalizzazione dei manufatti, per:

  • il consolidamento e il miglioramento sismico delle strutture;
  • il consolidamento e l’integrazione degli elementi di finitura;
  • l’isolamento termico degli ambienti interni;
  • l’isolamento termico delle pareti perimetrali;
  • l’isolamento termico delle coperture piane e dei tetti;
  • l’isolamento acustico degli ambienti interni;
  • l’adeguamento tecnologico e impiantistico;
  • il verde e le aree scoperte interne ed esterne;
  • il riciclo delle acque.

 

 

Sessione F.7
Coordinatori:

Raffaele Amore, Università di Napoli Federico II-CIRICE, raffaele.amore@unina.it

Vittorio Foramitti, Università di Udine, vittorio.foramitti@uniud.it

 

Restauro e partecipazione. Le comunità di patrimonio e l’associazionismo per il restauro di città e paesaggi in transizione

Il 24 ottobre 2020 l’Italia ha ratificato la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, nota come convenzione di Faro.

La Convenzione sottolinea che la conservazione del patrimonio culturale e il relativo uso sostenibile hanno come obiettivo lo sviluppo umano e la qualità della vita e che, conseguentemente, la sua conservazione contribuisce alla costruzione di una società pacifica e democratica, nonché a processi di sviluppo sostenibile e di promozione della diversità culturale.

La presente Sessione si pone l’obiettivo di raccogliere e presentare esperienze di studio, riuso, restauro di patrimoni culturali che sono state compiute sulla base di politiche partecipative dal basso e che hanno visto un ruolo attivo delle comunità locali nei relativi processi. Parallelamente, sembra anche utile analizzare il contributo e i risultati pratici dell’attività delle associazioni che, già dal XIX secolo, si sono battute per la difesa dei contesti urbani e del paesaggio.

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, che vede contrapporsi alle grandi potenzialità delle tecnologie informatiche l’allarmante crisi climatica e un sempre crescente disequilibro nella distribuzione delle ricchezze tra sud e nord del mondo, in cui domina tra le persone un sentimento di paura e di isolamento, la transizione verso una società più giusta e attenta alla qualità della vita non potrà che partire da una nuova e rafforzata idea di comunità, espressione dei veri valori delle persone e, dunque, da processi partecipativi comunitari. E ciò anche nel campo della conservazione delle città e del paesaggio, massima interazione nel tempo tra gli esseri umani e i luoghi.

 

 

Sessione F.8
Coordinatori:

Luigi Cappelli, Università degli Studi di Napoli Federico II, luigi.cappelli@unina.it

Maria Antonietta De Vivo, Ministero della Cultura, Gallerie dell’Accademia di Venezia, mariaantonietta.devivo@cultura.gov.it

 

Tecnologie digitali e informatiche per il restauro e l’esposizione museale nei siti della cultura: «una visione più ricca, più dinamica e inclusiva del patrimonio culturale» (ICOMOS, 2008)

L’evoluzione delle tecnologie digitali e informatiche interessa, ormai da decenni, i processi di conservazione, restauro e valorizzazione del patrimonio culturale, attraverso l’impiego di diverse possibili applicazioni – come la realtà virtuale, la realtà aumentata, i serious game – con sperimentazioni ed esiti più o meno convincenti.

Tali tecnologie, oltre a ‘ricreare’ suggestive ambientazioni e a proporre un interattivo storytelling, determinano, soprattutto negli attuali processi di trasformazione di musei siti in edifici storici, nuovi assetti architettonici e allestitivi, utili ad assecondare le ragioni del restauro architettonico e le esigenze della fruizione contemporanea.

Se «lo spirito del luogo offre una comprensione più completa del carattere vivente e, allo stesso tempo, permanente dei monumenti, dei siti e dei paesaggi culturali» e «fornisce una visione più ricca, più dinamica e inclusiva del patrimonio culturale» (ICOMOS, 2008), tramite l’impiego delle Digital Humanities è possibile raccontare sia la storia costruttiva dell’edificio-museo che la complessità delle collezioni che ospita, implementando l’esperienza culturale e migliorandone i livelli di fruizione.

Anche l’ormai diffuso impiego delle tecnologie informatiche (ICT), flessibili per diversi profili di utenza (bambini, adulti, esperti, persone con disabilità motorie o sensoriali) tendono a rendere la visita museale ‘esperienziale’. Si corre il rischio, tuttavia, di perdere la dimensione fisica, necessaria per una reale e consapevole conoscenza del patrimonio culturale, che solo l’esperienza diretta assicura.

A partire da tali considerazioni, la Sessione si propone di analizzare, con le lenti del restauro e della museografia, le potenzialità e i limiti delle tecnologie digitali e informatiche nella rilettura della storia e delle vicende costruttive degli edifici trasformati in musei, degli interventi di conservazione e valorizzazione su di essi compiuti e delle strategie di ampliamento dell’accessibilità e miglioramento della fruizione a essi applicati.

 

 

Sessione F.9
Coordinatori:

Gianluigi de Martino, Università di Napoli Federico II, gianluigi.demartino@unina.it

Stefano Guadagno, Sapienza Università di Roma, stefano.guadagno@uniroma1.it

 

I territori di bonifica. Per una lettura trasversale di patrimoni a rischio, alla luce delle sfide contemporanee (cambiamenti climatici, flussi migratori, incremento della cementificazione)

Durante i primi quarant’anni del Novecento in Italia, in parte su impulso diretto del regime, in parte per provare a risolvere alcune questioni economiche, sociali e di riordino amministrativo e territoriale, presero il via significative azioni di trasformazione del territorio, con la realizzazione di nuovi centri urbani, oggi noti alla critica col nome di città di fondazione. Strettamente legati alle nascenti teorie dell’urbanistica moderna, i nuovi centri furono ideati come completamento di sistemi complessi sorti con lo scopo di ripensare, riprogettare e riordinare il territorio, anche in senso economico. Nella maggior parte dei casi, si inseriscono infatti nelle dinamiche della bonifica integrale e del miglioramento fondiario, per cui a termini propagandistici come guerra alle acque e battaglia del grano corrispondevano, in realtà, i tentativi dei tecnici dell’epoca di convertire a coltura agricola ampie aree del Paese che versavano in stato di abbandono o erano poco vivibili a causa di scarse condizioni igienico-sanitarie. L’intervento combinato di tutti gli enti coinvolti (a partire dall’Opera Nazionale Combattenti e dai Consorzi di Bonifica) e dei relativi tecnici, tra architetti, ingegneri, urbanisti, agronomi, geologi e non solo, ha dato luogo, nel tempo e con l’importante contributo dei governi democratici post regime, al territorio che noi oggi conosciamo: risorsa agricola, ma anche naturale e paesaggistica, frutto di sperimentazioni e aggiornamenti dell’architettura, dell’urbanistica, delle tecniche agricole, idrogeologiche e ingegneristiche e, quindi, parte del patrimonio culturale in tutti i suoi complessi aspetti.

A quasi un secolo di distanza, oggi è opportuna una riflessione che parta dal presupposto di unità e coerenza tra architetture e paesaggio storici (proprio in questo caso, progettati e costruiti). Le città di fondazione e i borghi rurali sono centri urbani oramai storici di un territorio esteso in cui il palinsesto è stratificato e ramificato: sono, cioè, sistemi policentrici per cui diventa difficile definire confini precisi tra città e paesaggio e per cui, nel caso dell’Agro Pontino, lo stesso Luigi Piccinato provò a concepire un sistema opposto alla città tradizionale, a favore di relazioni territoriali e sistemi a rete. Si tratta dunque di un Historic Urban Landscape, in cui coesistono e si affiancano gli elementi architettonici e urbani a quelli naturali, su più scale e a più livelli. Tuttavia, è anche un palinsesto oggi fragile, sia perché non sempre riconosciuto nella sua complessità, sia perché attaccato costantemente su più versanti: da un lato l’espansione incontrollata dei centri urbani; dall’altro la modernizzazione delle tecniche di coltivazione, sempre meno rispettose dell’assetto territoriale storico, i cambiamenti climatici e i flussi migratori, che stanno trasformando il volto dei territori in modi non sempre prevedibili.

A partire dalle suddette considerazioni, questa Sessione intende esplorare le complesse relazioni tra le città di fondazione e il loro paesaggio storico in Italia (o per casi analoghi), nonché il ruolo delle Digital Humanities sia per la comprensione di questo patrimonio esteso e stratificato, sia per provare a indirizzarne la trasformazione, in ottica di conservazione e valorizzazione, alla luce delle sfide del futuro prossimo, del cambiamento climatico e della sopravvivenza di territori fragili e dall’identità a rischio. L’obiettivo è raccogliere contributi relativi a casi studio, ricerche in atto o esperienze pratiche in cui siano messe in evidenza le peculiari caratteristiche di questi contesti che sono già, nel bene o nel male, in transizione.