Tavola Strozzi



Il dipinto, universalmente noto come Tavola Strozzi, è la prima immagine di Napoli valida da un punto di vista topografico, la più significativa rappresentazione della città nell’ambito del secolo e una notevole fonte per lo studio dell’ambiente urbano della seconda metà del Quattrocento.
La tavola, spalliera di un letto disegnato da Benedetto da Maiano, fu dipinta tra il 1472 e il 1473 e giunse al re Ferrante d’Aragona nel 1473 assieme ad altri doni di Filippo Strozzi; l’immagine celebra l’ingresso trionfale della flotta del re di Napoli dopo la battaglia combattuta nel 1465 contro Giovanni d’Angiò nelle acque dell’isola d’Ischia. La veduta fu rinvenuta a palazzo Strozzi nel 1901 da Corrado Ricci e studiata da Benedetto Croce nel 1904; nel 1910, grazie a Vittorio Spinazzola, direttore del Museo Nazionale di San Martino, fu identificato, in seguito ad un’attenta analisi araldica, l’episodio raffigurato. Molte sono state le supposizioni per quanto riguarda la datazione del lavoro e l’autore del dipinto, proponendo fino ad oggi differenti teorie che hanno considerato artisti napoletani e toscani; Cesare de Seta ha più volte ribadito l’attribuzione dell’opera al cartografo, miniaturista ed orafo Francesco Rosselli – nato a Firenze intorno al 1448 e ivi attivo oltre che a Venezia e a Buda, presso il re d’Ungheria – analizzando le metodologie di costruzione geometrica e prospettica della Tavola e delle altre due immagini del fiorentino, la veduta di Roma e quella di Firenze detta della Catena della seconda metà del secolo.
Dall’analisi radiografica condotta dal Catalano si è compreso che l’impostazione del dipinto e della sua definizione prospettica, così come il disegno delle emergenze architettoniche sulla sinistra, sono stati stabiliti sin dalle prime battute, mentre alcuni ripensamenti, in modo particolare la definizione dei tetti, caratterizzano la definitiva stesura a tratti della parte centrale e soprattutto di quella a destra. La rappresentazione descrive l’ambiente urbano quattrocentesco da Castel dell’Ovo fino al Carmine definendo con notevole attenzione il disegno delle emergenze monumentali, precisate fin nei dettagli architettonici e nella scelta dei materiali e posizionate in modo sostanzialmente corretto sia da un punto di vista planimetrico che altimetrico; un disegno convenzionale, costituito da cubi e prismi scorciati e coperti a tetto, è dedicato invece al tessuto minore. Da sinistra l’immagine rappresenta, sull’isolotto di Megaride, Castel dell’Ovo nelle forme precedenti alle trasformazioni di età vicereale; la torre di San Vincenzo con accanto l’omonima chiesa, alle spalle il monte Echia e sullo sfondo Santa Croce e San Luigi; Castel Nuovo, perfettamente definito con le sue torri dell’Oro, di Guardia, di Mare, del Beverello e di San Giorgio; il Molo Grande, affollato di personaggi e ancora privo della lanterna; la cortina delle mura costiere con le porte, alle cui spalle viene definito il compatto tessuto cittadino. All’interno di questo vengono sottolineate alcune emergenze architettoniche, evidenziando il rilievo assunto dalle fabbriche angioine; tra le altre costruzioni si notano la chiesa di Monteoliveto, Santa Chiara, San Domenico, San Pietro Martire, San Lorenzo, il Duomo, San Giovanni a Carbonara, Santa Maria del Carmine, Sant’Eligio e Castel Capuano. In secondo piano viene descritto il sistema collinare di Pizzofalcone, di Sant’Elmo e Capodimonte; al centro si notano il colle con il Belforte angioino e la certosa.
La veduta, realizzata integrando un rilievo topografico con l’osservazione diretta del vero, sembra definita apparentemente da un punto di vista collocato nel golfo, posto di fronte alla città. In realtà, come è stato dimostrato, l’immagine viene disegnata adottando due differenti punti di vista: il primo, collocato sul litorale orientale, in prossimità della Marina di San Giovanni a Teduccio, viene utilizzato per definire tutta la zona occidentale e il centro fino all’incirca al Duomo; quindi, per ottenere un’immagine bilanciata in cui la linea di costa appaia rettilinea e si possano rappresentare adeguatamente tutte le maggiori emergenze della città, la parte sinistra del centro antico viene prospetticamente delineata considerando una stazione di osservazione posta in corrispondenza del Molo Grande. La rappresentazione così risulta essere la composizione di due differenti viste reali che compongono una straordinaria immagine che esprime l’identità della città descrivendone gli elementi costitutivi del paesaggio, la morfologia del territorio e i caratteri delle architetture monumentali. [Maria Iaccarino]

Città Napoli
Autore Rosselli, Francesco (1448 ca. - ante 1513)
Soggetto Napoli. Veduta dal mare
Ambito Cronologico 1472
Collocazione Napoli, Museo Nazionale di San Martino, inv. 11982
Tipologia profilo
Tecnica tempera
Editore
Luogo Edizione
Scala
Iscrizioni assenti
Dimensione 82 x 245
Supporto tavola
Nazione Italia
Rif.CD na001
Bibliografia All’ombra del Vesuvio. Napoli nella veduta europea dal Quattrocento all’Ottocento", catalogo della mostra (Napoli, 1990), Napoli 1990; C. de Seta, "Napoli tra Rinascimento e Illuminismo", Napoli 1991; L. Di Mauro, "La Tavola Strozzi", in (Le Bussole. Strumenti per conoscere la città), 1, Napoli 1992; C. de Seta, "La città europea dal XV al XIX secolo. Origine, sviluppo e crisi della civiltà urbana in età moderna e contemporanea", Milano 1996; C. de Seta, scheda in "L’immagine delle città italiane dal XV al XIX secolo", a cura di C. de Seta, catalogo della mostra (Napoli, 1998-99), Roma 1998; D. Stroffolino, "La città misurata. Tecniche e strumenti di rilevamento nei trattati a stampa del Cinquecento", Roma 1999; M. Iaccarino, scheda, in "Iconografia delle città in Campania. Napoli e i centri della provincia", a cura di C. de Seta e A. Buccaro, Napoli 2006, p. 113.